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Cineteca del Comune di Bologna


Il contributo della Cineteca di Bologna si concentra in particolare su due fondi: quello della Società Corona Cinematografica e quello dei film muti italiani restaurati (specialmente quelli precedenti il 1918). Si aggiunga a questo alcuni lungometraggi sonori restaurati di recente, dei quali la Cineteca di Bologna ha acquisito i diritti per la diffusione nelle sale cinematografiche (ad esempio le opere dell’americano Lionel Rogosin, Appunti per un’Orestiade africana di Pier Paolo Pasolini), e alcuni film restaurati dalla Cineteca di Bologna nell’ambito del Progetto Chaplin.


Il fondo Corona Cinematografica

La Società Corona Cinematografica è nata ufficialmente a Roma nel 1962 ed è stata attiva nella produzione fino al 1997. Negli anni, però, la società ha acquisito opere realizzate prima del 1962, fino al primo dopoguerra.
La Corona Cinematografica ha realizzato un cospicuo numero di documentari, cinegiornali e film d’animazione. I cinegiornali si suddividono in due testate, attive dal 1965 al 1996: “Panorama Cinematografico” (805 numeri) e “Cinemondo” (415 numeri). Per quanto riguarda i cartoons, hanno lavorato per la Corona alcuni dei nomi di spicco dell’animazione italiana (Bruno Bozzetto, Gibba, Guido Gomas, Pino Zac). Ma il contributo della Cineteca di Bologna per il Progetto Midas, in questa fase, si concentra in particolare sulla produzione di documentari, generalmente della durata di una decina di minuti, nell’arco temporale che copre principalmente gli anni Sessanta e Settanta.

Hanno lavorato con la casa di produzione nomi di primo piano nel contesto non solo italiano: Luciano Emmer (La sublime fatica, 1967, sull’arte di Michelangelo; Il miracolo di S. Gennaro, 1948, sulla devozione napoletana); Giuseppe Ferrara (Terzo mondo sotto casa, 1970, sulle borgate romane; La città del malessere, 1974, sulla difficile situazione napoletana); Paola Faloja (Miti d’oggi: giocattoli, 1968, in cui rilegge Roland Barthes; Il ragazzo motore, 1967, sui ragazzi di borgata con la passione per i motorini, con testo scritto e letto da Pier Paolo Pasolini); Aglauco Casadio (Maestrine, 1961, sul lavoro di maestra nei piccoli paesi di montagna); Libero Bizzarri (Nostre mani, su versi di Paul Eluard); Ansano Giannarelli (Sui colli fatali, 1964, dove si esamina l’impatto dell’architettura di epoca fascista); Lino Del Frà (Dopo l’alluvione, sul disastro provocato dall’alluvione a Roma del 1965); Francesco Alliata (Pittura e memoria del sud, 1964, sull’arte del pittore Cantatore); le sperimentazioni di Alberto Grifi (Orgonauti evviva, 1970) e Romano Scavolini (Noi prevarremo, 1968); i montaggi di Mario Serandrei (Mestieri per le strade, 1955, di Mario Verdone, tra le vie della vecchia Palermo); i testi originali di Calvino (Città di Pavese, 1960, di Massimo Mida).

Ma al di là di nomi e cognomi d’autore, i film della Corona Cinematografica ci restituiscono un panorama vivacissimo di qualche decennio di vita italiana e non, restituendocene gli aspetti dimenticati e componendo frastagliati percorsi geografici, sociali, artistici, storici, architettonici…: la Resistenza, il disastro della diga del Vajont, le contestazioni giovanili, i capelloni, la criminalità, l’aborto, gli infortuni sul lavoro, la diffusione della tv, il totocalcio, la vita del vigile urbano nella capitale, il lavoro nelle solfatare, l’emigrazione, il mondo dei fotoromanzi, i protagonisti del cinema, le raffinerie, l’energia nucleare… Inoltre, una parte consistente della produzione della Corona Cinematografica è dedicata al documentario d’arte (con pregevoli letture cinematografiche dell’arte dei maestri italiani e stranieri) e al documentario sugli scrittori e i poeti (talvolta con le testimonianze stesse dei protagonisti, ad esempio Aldo Palazzeschi, Giovanni Comisso, Luciano Bianciardi).

Nel 2005 la Cineteca di Bologna ha intrapreso, in collaborazione con gli aventi diritto, un ambizioso progetto per il recupero e la diffusione dell’ingente e prezioso fondo della Corona Cinematografica, che versava in condizioni di conservazione precarie. La stima dell’entità numerica del materiale è ancora approssimativa: si tratta di circa 25.000 scatole (negativi, positivi, colonne, materiale di lavorazione, non montato…), riferibili a circa 3500 titoli. Riportare alla luce queste immagini, spesso ingiustamente dimenticate, significa recuperare non solo un pezzo importante della storia del cinema, ma soprattutto rivivere attivamente il nostro rapporto con la Storia e la cultura italiane.

Il cinema muto italiano

La Cineteca di Bologna è impegnata dalla sua nascita nel recupero del cinema muto italiano, che a lungo tempo è stato il grande assente nella storiografia del cinema nazionale, specialmente a causa della difficoltà nel reperimento delle copie. Nella prima fase del Progetto Midas, sono stati privilegiati alcuni documentari delle origini (tra i quali "I corazzieri italiani", 1910; "L’inaugurazione del campanile di Piazza San Marco", 1912; "Il terremoto di Messina", 1909; "Trieste", 1918; "Tripoli", 1911; "La vita delle farfalle", 1914), i documentari di guerra (tra i quali "Guerra di Libia", 1911; "Mutilati di guerra", 1918; "La battaglia tra Brenta e Adige", 1916), le comiche (ad esempio quelle di "Tontolini e Polidor"), i film storici e drammatici dei primi anni (tra i quali "La rivale", 1908; "Giulio Cesare", 1909; "Il sire di Vincigliata", 1913; "L’innominato", 1909).

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